Vaccinazioni e “scelte culturali”: la salute di tutti nelle mani di pochi

In tutta la sporca faccenda del calo delle vaccinazioni, sui cui spero di tornare presto con la collaborazione di qualche amico medico, un ulteriore elemento di preoccupazione è costituito dalle affermazioni di politici di rilievo sull’importanza di una presunta “scelta culturale”, a discrezione degli individui, in merito alla prevenzione delle malattie infettive (ne trovate due esempi qui e qui).
Sembra infatti che l’idea che le sensibilità sociali, politiche religiose e religiose del singolo debbano prevalere persino su interessi di carattere pubblico, come nel caso dei vaccini, dove si è sottolineato a più riprese che i numeri contano, eccome, soprattutto per quanto riguarda le masse. Insomma, se tuo figlio non viene vaccinato pure il mio è potenzialmente a rischio, il che dovrebbe ridurre notevolmente lo spazio di manovra della tua tanto amata scelta culturale. Eppure, a sentire molto voci autorevoli, tutto ciò passa in secondo piano rispetto alla libertà di coscienza del genitore pro-choice.
Sarebbe quindi ora di smetterla di addure la “cultura” – sebbene il concetto , così come utilizzato da certi stregoni della comunicazione, non mi sia del tutto chiaro – a pretesto di qualsiasi scelta di natura, appunto, pubblica, tanto più in una dimensione politica altamente suscettibile a diverse forme di manipolazioni. La predisposizione ad attribuire caratteri intoccabili e immutabili al background culturale di certi gruppi di individui ha prodotto nella storia, purtroppo, degenerazioni terribili e violenze di portata epocale. Un esempio parossistico ma efficace di questo pericolo ce lo offre la Germania di Hitler: cos’altro non è il Nazismo, se non la libera scelta culturale di un certo numero di individui che decide di far (pre)valere i propri diritti e interessi ideologici? L’arianità non è forse anch’essa un’espressione culturale al pari di tante altre? Il Lebensraum, lo “spazio vitale”, non è una necessità spirituale, costruita su basi materiali, che realizza una relativissima, culturalissima “spinta vitale”?
Diciamola una volta per tutte: la “cultura” è una puttanata, persino pericolosa, soprattutto se utilizzata per giustificare scelte e azioni di carattere meramente politico. E nel caso delle vaccinazioni, dove si parla della salute di tutti, l’idea risulta ancor più sconcertante e deleteria. Ci si chiede di scegliere tra opinioni personali e pericoli reali, conclamati, che riguardano indifferentemente ogni singolo cittadino di questo paese: in una società civile, un problema del genere non dovrebbe neanche porsi.
Altrimenti, l’unica alternativa per evitare la poliomielite rimane una bella lettura del Mein Kampf.