La campagna elettorale francese più bizzarra degli ultimi 50 anni sta volgendo al termine, domenica si vota per il primo turno che qualificherà i due finalisti per il ballottaggio di domenica 7 maggio.
Ci sono stati tanti colpi di teatro, dalla rinuncia di Hollande (mai vista dopo solo un mandato) all’eliminazione di tutti i big alle primarie (Sarkozy, Juppé, Valls), passando dagli affari giudiziari che hanno trasformato Fillon da stra-favorito a sopravvissuto (ha resistito contro i pessimi sondaggi e al quasi-consenso nel suo campo per sostituirlo in urgenza). Anche con uno scenario così folle e malgrado il fatto che si tratti di un’elezione importante per l’Europa, è possibile che la campagna non vi abbia interessati finora.
Ecco un brevissimo riepilogo della situazione e delle forze in campo. A pochi giorni del voto la situazione è molto aperta con 4 candidati appaiati tra il 18 e il 24% delle intenzioni di voto, un’indecisione molto alta tra gli elettori (il 25% non è ancora sicuro sulla preferenza da dare) per non parlare del possibile impatto dell’attacco terroristico di giovedì scorso.
I 4 potenziali finalisti in 2 righe
Jean-Luc Mélenchon: già candidato nel 2012, aveva fatto l’11,1%. Anche se la Francia ha già il 57% del PIL in spesa pubblica, propone come soluzione alla crisi 273 miliardi di euro di spesa pubblica in più. Non vuole uscire dall’UE ma minaccia di non applicarne più i trattati se non cambia come vuole lui (debito comune, armonizzazione sociale e fiscale). E se gli altri paesi non sono d’accordo? Chissà.
Emmanuel Macron: 39 anni e un’esperienza di alto funzionario, banchiere d’affari e ministro. Il suo programma “né di destra né di sinistra” propone un piano di investimenti di 50 miliardi di euro a fronte di un piano di risparmi di 60 miliardi e varie riforme per modernizzare il sistema di previdenza sociale. Vuole tanto bene all’UE e punta ad un’integrazione sempre maggiore, in particolare tra i paesi della zona euro.
François Fillon: l’ex primo ministro di Sarkozy ha vinto le primarie promettendo la soppressione di 500.000 posti di dipendenti pubblici e una terapia di shock per l’economia francese al quale non credono gli economisti (una riduzione così brutale della spesa pubblica avrebbe effetti recessivi) e che rischia di riscaldare l’anima dei francesi già infastiditi dalle rivelazioni sul suo uso dei rimborsi parlamentari. Rispetto all’UE, non è né contro, né convinto.
Marine Le Pen: è la figlia di suo padre, la Francia stava meglio prima, con confini veri. Propone una tassa sull’assunzione di dipendenti stranieri, dazi sugli importi e infine il ritorno ad una valuta nazionale. L’UE? Non merci.
Profili e personalità ben diversi ma per chi punta ad una politica pro-europea e progressista ambiziosa, solo una speranza: FORZA MACRON !