Dalla finestra del cesso dell’ufficio, intenti al necessario, è possibile godere la vista di un poligono irregolare di volta celeste.
Peccato oggi sia grigia e triste quanto il mio umore, il quale in effetti meglio si accorda con il lato di quella figura geometrico-naturalistica popolata da dissuasori per uccelli – una sequenza di coppie di asticelle metalliche disposte a coppie in V, distanziate l’una dall’altra di qualche centimetro – dall’ignobile punto di osservazione, la barba fredda, puntuta del cielo romano.
Oggi, alla vista si è unita la percezione di una sequenza di suoni acuti ed articolati: una spirale ascendente di musica, che alla mente scollegata è parsa provenire da un dispositivo elettronico. E mi sono ritrovato a considerare: “Ma che divertente, armoniosa, questa suoneria”.
Solo per confermarmi che la mia distanza dalla realtà (il talentuoso uccellino, in questo caso, è evidente spia di cose non fisiologiche che stanno avvenendo da qualche parte nella mia mente) sta diventando siderale, probabilmente incolmabile.
Cercare su google il titolo di un libro per conoscerne l’esatta collocazione nella libreria di casa tua.
Inviarti una mail che recita “rispondi alla mail di mamma”.
Sognare una pagina di facebook che si accartoccia, poi si distende, poi si accartoccia nuovamente.
Solo in uno dei tre casi avevo la febbre alta.
il primo caso non mi sembra affatto strano, lo faccio anch’io