Il Paese dei bocciati

L’Italia è il Paese dei bocciati. Cosa accade ai politici che falliscono nelle prove di amministrazione o al vaglio del consenso? Vengono promossi. E’ il caso ad esempio di Paolo Gentiloni, appena nominato nuovo ministro degli Esteri. Gentiloni, sia detto, è persona moderata e presentabile e probabilmente farà anche bene il suo lavoro (almeno ce lo auguriamo), eppure nel suo curriculum pesa la sonora bocciatura che gli è stata infilitta dai cittadini romani in occasione delle ultime primarie per la corsa al Campidoglio. Vinse Marino, che poi si è rilevato inadeguato al ruolo, secondo si classificò Sassoli, e solo terzo con appena il 15% dei consensi Gentiloni. C’entra poco, si dirà, e in qualche modo è vero. Altrimenti non ci si potrebbe mai spiegare Emma Bonino in quello stesso dicastero, che di voti ne ha pure meno di Gentiloni. Ma resta comunque antipatico notare che a una delle più alte cariche dello Stato assurga un signore, ancorché rispettabile, ma che non è riuscito nemmeno a ottenere la nomination del suo partito per candidarsi a sindaco di Roma.
Lo tratti bene ma si vede che ce l’hai con Gentiloni, mi si potrebbe opporre. Assolutamente no. Del resto questo è uno dei casi più delicati che si pongano ad esempio del fenomeno. Ben più stucchevole fu la circostanza in cui il governatore del Lazio Storace fu bocciato dagli elettori (in favore di Marrazzo), in particolare per i guasti della sanità regionale, e subito dopo venne promosso ministro della Salute. Tutto legittimo e regolare, ma l’uomo della strada, o l’ancor più preso in giro “buon padre di famiglia” si può un po’ arrabbiare quando succedono queste cose? Forse un po’ sì.
Poco dopo è accaduto – sempre partendo dalla Regione Lazio – anche con Renata Polverini: prima costretta alle dimissioni da una vicenda che ha segnato un pagina davvero imbarazzante nella storia delle amministrazioni locali e poi subito dopo messa al sicuro in Parlamento. Lista bloccata, seggio sicuro, senza passare dal via.
Si legittima, se pure a rischio di venir a noia, qualche ulteriore dubbio sulla portata del vento di rottamazione, in chiave di metodo. E non perché (magari non solo) Renzi rottami solo ove gli convenga, ma in ragione del fatto che l’arte del riciclo sembra sia un tratto distintivo di questo Paese. Certo, non quando si parla di spazzatura: solo quella, in Italia, non si riesce a riciclare.